Alfredo Rienzi

Testo tratto da “Sull’improvviso” (Arcipelago Itaca, 2021)

A cosa serve un albero?
a dieci anni a una cosa sola:
essere arrampicato
è l’ordine del mondo: radici, tronco, foglie

Ele, il primogenito, ha il suo destino
sul ramo più alto della magnolia

entrerà dall’occipite
il fulmine. È mezz’agosto, il cielo
terso aveva taciuto.

Alfredo Rienzi è nato nel 1959 a Venosa e vive dall’infanzia a Torino. Ha pubblicato decine di volumi di poesia e di saggistica, ha ricevuto premi nazionali e menzioni per le sue opere e collabora con diverse riviste, cartacee e online.

Nota di lettura a cura di Antonio Corona – La poesia sopra riportata (e senza titolo) è la prima del capitolo denominato “la comprensione del lampo”, della silloge poetica SULL’IMPROVVISO. In alto a destra si legge “a S.C. (1997-2007)” : è una dedica e un campanello d’avviso per il lettore. Non è un inizio semplice, ma di voluto impatto emotivo. Così, come un vero e proprio lampo, il poeta ci porta con immediatezza e rapidità dentro la silloge. A combattere i lampi, prima ancora di capirli. La Natura regna sovrana, ci osserva e comanda: Lei già sa. Un bambino può solo conoscere un albero come gioco e purtuttavia lo utilizza già istintivamente come inconscia metafora di vita. Lo scalare è una sfida, è voglia di crescere, di dominare dall’alto, di dire io posso farcela, ce la faccio. “Radici, tronco, foglie” un climax di elementi che crescono diminuendone la sicurezza: più sali – più rischi. E’ la vita. E quale altra pianta se non la magnolia potrebbe rappresentare al meglio l’imponenza, l’attrazione, la forma materna e la caducità delle sue foglie? Rienzi ci descrive la disgrazia infantile come raggio fulmineo, improvviso che a metà agosto uccide. Ma ancora una volta la Natura sapeva: il cielo ha taciuto. Il poeta c’immerge in un atmosfera plumbea e paralizzata. Non percepiamo caduta o movimento ma solo staticità di fatti. La morte è così fulminea che “entrerà” senza darci il tempo di pensare, di riflettere. Questo lo faremo solo dopo, alla fine di questa lettura così toccante quanto inevitabilmente silenziosa. Come quel cielo.