A volte un viale è guardare le case

dove non ci sono ma vive come il sempre

anche se un velo nero le abita sono grandi

calme quasi d’aria respirano di un muro

il muro a prato di nuvole, pensieri che uno

può stare in una stanza dormendo

e vedere lo stesso il sole come non contamina

i volti ancora accesi che vorrebbero volare

sopra i volti delle case abbandonate.

 

Ma sono solo vento, e di un sereno grande

come una casa di fantasmi appena nati

che a volte è così bello perdersi per strada

coi fiori a capofitto così vicini da voler entrare

in noi simili a case appese ad uno spazio

che lo spazio è un viale, scompare se si guarda

fintanto che ci siamo e fa due ali il vento

sebbene in un’ombra vi è l’ombra del sogno

noi viviamo fermi dentro, con le radici in cielo.

 

Antonio Bux (Foggia, 1982) ha pubblicato, tra l’altro, Trilogia dello zero (finalista premio Montano, premio Minturnae), Kevlar (premio Alinari), Sativi (selezione premio Città di Como), Naturario (finalista premio Viareggio), e il recente Sasso, carta e forbici (premio Alfonso Malinconico) con postfazione di Enrico Testa. In spagnolo ha pubblicato 23 – fragmentos de alguien, El hombre comido, Saga familiar de un lobo estepario e in vernacolo foggiano la silloge Lattèssanghe (selezione premio Città di Ischitella – Pietro Giannone). Sue poesie sono tradotte in varie lingue e antologizzate in opere collettive come InVerse: Italian poets in translation a cura della John Cabot University. Nel 2014 gli è stato conferito il premio Iris di Firenze. E’ di prossima pubblicazione in Italia la sua traduzione di una raccolta di poesie dell’autore argentino Lucas Margarit. Ha fondato e dirige il blog Disgrafie e alcune collane per Marco Saya Edizioni e per l’editrice RPlibri.