Lame di luce tra cadenti felci
intarsiano il meriggio.
I sistri oggi zittiscono
le fiacche increspature della brezza,
assidua confidente
di un bimbo che canticchia
l’emottisi del giorno appena stinto.
Poi un corpuscolo esanime affiora,
prono orciolo invilito
nel dimidiare all’acqua
la sua pena di stanco spasimante
tra la dura sandracca.
Un solo punto nero
nel lungo imperio sfibrante d’agosto.

 

Un’iride: la scorgo alla ricerca
dell’alchimia anodina
nelle fangose rade dei crepuscoli.
Calendimaggio estatici, babeli
di capri gualdrappati
che arrancano a rincorrere la lepre:
li scorgo mentre bacio il loto acquatico,
attesa del sollievo
dal torrido bollore metamorfico.

 

Traccia il tuo solco, sollecita cerva,
tra l’erba seccata dal sole;
è brezza la voce cabiria,
carme su nudi sovrani squartati
lungo crinali blanditi d’opale

 

Tratte da “Ballate nere” © 2021 Italic Pequod, Ancona

 

Diego Riccobene (Alba, 1981) si laurea in Filologia Moderna presso l’Università degli Studi di Torino; è docente presso la Scuola Secondaria. Alcuni suoi scritti sono stati pubblicati su antologie, webzine e riviste, quali Il Menabò, Critica Impura, Inverso, Versante Ripido, Neutopia, Suite Italiana. Ballate nere (Italic Pequod, 2021) è la sua opera d’esordio.