Sotto quel solitario lampione

 

Con il sopraggiungere del crepuscolo,

cammini sotto quel solitario lampione.

All’orizzonte il chiarore del sole morente…

Il vento accarezza il tuo bellissimo viso, e pensi

a quanti uomini hanno brutalmente stretto,

il tuo giovane corpo, come tempeste

che sradicano delicatezza di rosa.

La Luna si alza illuminando il cielo blu,

e tu, da poco donna, la guardi tra le lacrime,

sognando una vita da castello.

Ma nessun principe azzurro bussa alla tua porta.

Non ci sono amorevoli mani ad accarezzare

la tua pelle morbida, a giocare con i tuoi capelli.

Non occhi dolci che toccano il tuo cuore,

o labbra che, con passione, ti donano l’anima.

Per te, che regali momenti di gioia,

non ci sono diademi di diamanti…

sulla tua via c’è solo cielo di stelle.

 

 

Viaggiatore solitario

 

La barba incolta. Lunghi, capelli bianchi…

Viaggiatore solitario, che hai affidato

il tuo destino alle forze della natura.

Grande la tua saggezza, formata,

tra le vie delle città, attraversando verdi colline,

facendoti accarezzare dal dolce vento.

Il tuo sguardo, da poeta di secoli passati,

si è perduto in romantici sogni, cullato

delle onde degli oceani. Le stelle sono guide,

nel instancabile cammino,

la Luna è un’aura protettiva. E tu

sei un re errante, senza corona né scettro.

Un bastone marcio a sorreggerti, e qualche straccio

a coprire le tue eroiche membra.

Il mondo è il tuo regno, la natura la tua casa,

il cielo il tuo tetto.

 

 

Di fronte alla morte siamo tutti uguali

 

A voi che vivete crogiolandovi negli agi,

unico problema,cosa indossare per uscire,

mentre dietro l’angolo, una vita

termina dove incomincia un ago,

e bambini piangono nella giungla

di una tendopoli, tra escrementi e fango,

o un uomo dorme, nel gelo della notte,

sdraiato su una panchina.

A voi che guardate con indifferenza,

le atrocità della guerra trasmesse dalle TV,

senza rendervi conto, che sta bussando alle vostre porte.

A voi che scansate uomo o donna, perché

poveri, di pelle o religione diversi dalla vostra,

come fossero appestati…

E che odiate chi rischia la vita, per fuggire a una morte prematura…

A voi ricordo, che rosso è il sangue, nelle vene di ogni uomo,

e difronte alla morte siamo tutti uguali.

A voi fanatici che, tra una predica e una benedizione,

mandate al rogo uomini e donne, perché gay o lesbiche,

e quindi contro la natura di Dio…Quale dio?!

Quello che vi permette, di violentare l’umano intelletto,

o sfogare i piaceri della carne, su innocenti, indifesi bambini?

A voi uomini di religione ricordo,

che è rosso il sangue, nelle vene di ogni uomo,

e difronte alla morte siamo tutti uguali.

A voi che odiate, uccidete, violentate, che giudicate…

A voi ricordo, che ora è il tempo di amare,

perché, alla fine, saremo tutti, solamente,

polvere soffiata dal vento.

 

 

Dolce madre Terra

 

Oh dolce madre Terra!

Ci hai generato con amore, e noi

abbiamo ammirato la bellezza

che ci hai donato nelle limpide acque,

per poi macchiarle di nero petrolio,

trivellando il tuo corpo, donandoti morte,

come un vampiro che succhia il sangue dal collo.

Tu ci hai cullati tra le tue braccia, e noi

abbiamo sotterrato scorie nocive nel tuo terreno,

come tumori nel tuo seno.

Oh dolce madre Terra!

Con il verde degli alberi e dei prati

ci hai insegnato la libertà e la speranza, ci hai reso beati,

ed hai nutrito i nostri occhi ingrati, con la felicità dei fiori.

Ma noi abbiamo abbattuto gli alberi, e sradicato i colori,

per erigere opprimenti edifici.

E abbiamo cementificato l’erba,

togliendoti il respiro, imprigionandoti

dentro una grigia bara, lanciandoti malefici.

Oh dolce madre Terra!

Hai sfamato i nostri stomaci con frutti puri,

rendendoci sani e forti nel corpo e nella mente,

ma noi li abbiamo avvelenati, reso i nostri cuori duri,

vendendo l’anima, per riempire le nostre tasche,

di pochi spiccioli…praticamente per niente.

Oh dolce madre Terra!

Hai creato i fratelli animali,

perché tutti vivessimo in armonia,

ma noi abbiamo creato le armi, tarpato le ali,

per vestirci del loro sangue, per non sentirne la sinfonia.

Oh dolce amorevole madre Terra!

Perdonaci per quello che ti abbiamo fatto,

perdonaci per questa nostra guerra.

 

L’incubo di un amore sbagliato

 

Verdi, meravigliosi occhi volavano nel cielo,

in una notte colma, di brillanti stelle.

Un tempo, cullati dalla felicità e dalla speranza,

sognavano un amore da fiaba…un amore vero.

Ma nessun principe, niente mantello rosso,

nessun cavallo bianco, o corona scintillante,

non un bacio a svegliarla, nell’incantato bosco…

Sul suo corpo, solo dure mani da brigante.

Fu un mostro, da gelosia accecato,

a sradicare, quel fiore da poco sbocciato.

E non ci furono baci, sulle sue delicate labbra,

non tenere carezze, sul bellissimo viso,

non vide, alcuna luce a salvarla dall’ombra,

e a coprirle le nudità, non petali di fiordaliso,

ma furono bianchi crisantemi.

La sua storia non ebbe lieto fine,

solo lacrime a riempirle il cuore,

delle rose, solo le spine

a ingabbiarla nel terrore.

A stringerla fino a toglierle il fiato,

nell’incubo di un amore sbagliato.

Occhi verdi, occhi innocenti,

li videro volare giù, dal dirupo della vita,

li videro svanire, come stelle cadenti,

rubati al mondo da brutali dita.

Occhi un tempo brillanti, spenti

da chi ha confuso l’amore con la violenza.

Occhi senza più gioia, senza più speranza,

annegarono nell’oscurità degli abissi

di oceani di sogni infranti, nel buio

di un amore celato da un’eclissi.

Andrea Abruzzese è nato il 27 aprile 1989 a Foggia, città nella quale vive.
Scrive poesie dall’età di 14 anni, cinque di esse sono state pubblicate dal quotidiano la Repubblica; due nella rubrica ‘Bottega della poesia’ di Milano del 20 gennaio 2020 e del 7 dicembre 2020; due in quella di Torino del 29 marzo 2020 e del 13 dicembre 2020; una in quella di Napoli del 9 gennaio 2021. Alcune poesie sono state pubblicate sul blog L’Altrove- Appunti di poesia, altre sul blog Poetarum Silva e altre commentate nel Laboratorio di poesia del blog ‘Poesia del nostro tempo’.