LA PAROLE DI SETA. Interviste ai poeti d’oggi

a cura di Lorenzo Spurio – PoetiKanten Edizioni, 2015

 

Non cercate di prendere i poeti perché vi scapperanno tra le dita.
(Alda Merini)

cover la parola di seta-page-001In questo libro, Lorenzo Spurio intervista con grande partecipazione i principali esponenti della scena poetica contemporanea nazionale.

Attraversa l’Italia da nord a sud, passando ovviamente per il centro e le isole, alla ricerca di quei poeti famosi e meno famosi che, con costanza invidiabile, ingegno e passione, tentano di portare avanti la Poesia, così come loro la intendono.

Infatti: cos’è la Poesia? È con questo quesito che si aprono le maggior parte  delle interviste che Lorenzo fa ai singoli poeti. “Cos’è la poesia?” “Qual è il suo ruolo oggi?” “Perché scrivi poesia?”

Ogni autore fornisce le proprie risposte, la propria libera interpretazione. Corrado Calabrò, ad esempio, sostiene che la poesia è “un interruttore, un commutatore di banda che fa sì che appaia sul nostro schermo interiore qualcosa che avevamo sotto gli occhi e che guardavamo senza vedere. (…)”. Julio Monteiro Martins invece risponde che “non esiste ‘cattiva poesia’ perché se è poesia non può essere cattiva. Sarà sempre in qualche modo ricerca, problema, catarsi, seduzione delle parole, braccio di ferro con i concetti, estasi metaforico. Sarà sempre e comunque un atto d’amore. (…)”; Rodolfo Vettorello, parlando della figura del poeta, dice che “il poeta non deve nulla, non gli è stato affidato nessun compito o missione esplicita da nessuno. Ho scritto da qualche parte che i poeti non servono a nulla, in fondo come le farfalle o l’arcobaleno. Si scrive poesia perché non si sa fare niente altro che ci sembri ‘bello’ anche se inutile.”

Da questo, l’argomento si sposta arrivando a toccare il tema, più complesso e generale, della letteratura. In una società moderna, tecnologica e tecnologizzata come la nostra la letteratura ha ancora un peso, una funzione e in definitiva una ragione d’esistere? Lorenzo rivolge la questione a chi, per passione e mestiere, ha deciso di dedicarcisi. Iuri Lombardi risponde: “La letteratura dovrebbe essere una denuncia continua, una messa in discussione sui valori che ci hanno tramandato. In poche parole le lettere dovrebbero avere un ruolo di smantellamento, di decostruzione. Se un’opera non crea interrogazione, dubbi al lettore che senso ha? Se il lettore non ha le vertigini a leggere, non gli viene l’angoscia, non si scandalizza che senso ha la letteratura? Ecco, la letteratura deve generare dubbi e non certezze, non risposte”. La letteratura come forma di provocazione dunque: una sorta di sveglia che dovrebbe suonare e scatenare la reazione attenta di quelle coscienze pronte ad accoglierla. Infatti, più avanti, lo stesso Iuri riprende: “ Oggi un artista deve essere un interventista, in senso pacifico del termine, deve sapersi confrontare con la realtà, non vivere in una torre d’avorio, prendere confidenza con il suo presente, il suo tempo, parlare con il tangibile, il concreto.”

Ma molto spesso sulla parola ‘artista’ o ‘scrittore’ (o su entrambe) si è speculato: attribuendo questa definizione a chi non la meritava/merita. O, in altri casi, alcuni supposti artisti si sono autocelebrati, appropriandosi (più o meno indebitamente, secondo coscienza) di questo titolo. Cosa pensano gli intervistati di tutto questo? In realtà pochissimi muovono accuse dirette ma si limitano a distinguere e a parlare della propria esperienza e del proprio percorso: “Nessuno regala nulla, la poesia è una sedimentazione della propria esperienza personale (…) La poesia non è solo il flusso di coscienza, è anche lavorio paziente e metodico perché ciò che viene dall’inconscio prenda la forma adatta. La spontaneità della poesia va costruita” afferma Vettorello.

I poeti poi raccontano del loro incontro con la Poesia: dei primi versi che hanno scritto, della prima ispirazione e dei primi momenti creativi. Quasi tutti li ricordano perfettamente , con grande affetto e trasporto emotivo. Per alcuni questo incontro avviene presto: durante l’adolescenza o addirittura nella tarda infanzia, per altri si contestualizza come una forma di reazione a un cambiamento improvviso (spesso drammatico e imprevisto) del corso della vita: un modo per cicatrizzare, esorcizzare la paura, proseguire, esternare. Il rapporto tra Poesia e sofferenza emotiva sembra essere un tratto comune: “Purtroppo chi non ama la poesia, o addirittura la ignora, non potrà mai capire il dramma esistenziale che spesso è dentro chi scrive, per fare un elementare paragone è come chi vive sempre in ottima salute e non riesce a capire né a compenetrarsi MAI nelle sofferenze di un malato” riassume Luciano Somma.

Nel corso delle singole interviste, agli autori viene chiesto di commentare o analizzare poesie famose e meno famose, per esprimere un’opinione su versi che non sono i propri. Infatti la poesia è duttile, multiforme, specchiata: può parlare di amore, di religione, di politica, di natura. La poesia non ha sostanza, ma forma. È un modo di comunicare che attraversa, sorpassa e elimina le barriere del rapporto convenzionale tra significato e significante, rovesciando i parametri ordinari del linguaggio. La poesia è creazione, parto, trasformazione, partenza e arrivo. Dice Charles Simic: “La poesia: Fare una cosa che non esiste, ma che una volta creata sembra sia sempre esistita.”

Ma chi può scrivere poesie? Chi è il poeta moderno e contemporaneo? Potenzialmente, ognuno di noi potrebbe esserlo. Basta vedere il proliferare di concorsi e premi letterari e l’abbondanza di materiale che arriva alle giurie per capire l’entità del fenomeno. La poesia attrae, richiama, seduttiva e magnetica. Arriva come una visitazione, una bufera imprevista, un’epifania improvvisa: un contagio imprevisto che può cogliere in qualsiasi momento e qualsiasi persona, lasciandola basita e sorpresa:

Mi accorgevo di avere la pelle d’oca. Senza una ragione, dato che non avevo freddo. Era forse passato un fantasma su di noi?

No, era stata la poesia.
(Sylvia Plath)

Ecco perché leggere attentamente il libro di Lorenzo Spurio: per riflettere, capire e interrogarsi. Sulla poesia certo, ma anche su se stessi, sulla propria interiorità, su quelle corde sensibili e  delicate che certe parole stimolano, pizzicano, toccano e accarezzano in un modo inaspettato e sorprendente. Poetico, appunto.

 

Rita Barbieri

Firenze, 3 agosto 2015

 

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