Epitaffio di Enrico Pieraccini

Nota di lettura di Felicia Buonomo

 

Dal principio un monito «Lascio di me quel che non avete colto…», poi il rammarico del non essere, del non poter essere stato. Così Enrico Pieraccini ci accompagna con questi versi nel commiato, che non ha il sapore della disperazione violenta, ma il suono dolce della riflessione che un saluto definitivo provoca: «Lascio a te – mio fiore mai reciso – il sol rammarico di non essere vivo».

C’è un’eco di arte nell’arte nel dispiegarsi delle parole, che assumono la forma dei versi, ma sanno adattarsi alla musica, quella d’autore, di scuola italiana che ha formato e ancora formerà intere generazioni di appassionati ascoltatori che mai potrebbero rinunciare a coniugare parole a arrangiamenti, posizionandoli sullo stesso gradino di importanza.

E sul principio della fine, torna il messaggio lanciato all’umanità che ci ha introdotti alla voce di Pieraccini: a non ignorare quei «corpi violentati / inghiottiti nel ventre profondo /di un ultimo lamento». La voce di Pieraccini passa dall’io al voi, lo fa con il tocco lieve di una pennellata sulla tela di un «quadro mai terminato». Lascia lo spazio vuoto dell’attesa, che apre il varco della riflessione.

 

EPITAFFIO

 

Lascio di me quel che non avete colto

lo sforzo di esser stato altro.

E il sorriso che invero è pianto.

Non ricordar di me silenzi non ti giova.

Lascio a te – mio fiore mai reciso –

il sol rammarico di non essere vivo.

Tingo il pennello di rosso per accarezzare

la tua tela – libero la fantasia –

nel quadro mai terminato.

Mi ritrovo come un vecchio gabbiano

con le ali rattrappite

nel goffo tentativo di un ultimo volo.

Mentre il sogno si allontana

miraggio di una luna ormai tramontata.

Il mare immobile scuro nella notte di bonaccia

la luna nascosta incapace di illuminare

tavole sparse ultime dimore:

di corpi violentati

inghiottiti nel ventre profondo

di un ultimo lamento.

 

Enrico Pieraccini nasce a La Spezia nel 1958, si appassiona alla poesia in età adulta, formandosi sui testi dei poeti liguri del secondo novecento, Caproni, Montale, Conte e il lericino Bertolani. Collabora con Alessandro Brizzi alla rassegna letteraria “Mercoledì da piccioni” che da sei anni si svolge nella cornice di Solaro affacciato sul Golfo dei poeti